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Monet, Claude.

Pittore francese. Visse fino al 1858 a Le Havre, dove conobbe E. Boudin, artista che per primo orientò M. allo studio del paesaggio distogliendolo dalla sua iniziale attività di caricaturista. Nel 1859 M. si trasferì a Parigi per frequentare la libera Accadémie Suisse: qui strinse amicizia con Pissarro, grazie al quale si avvicinò alla pittura di Corot e di Courbet da cui apprese la tecnica dei contrasti di luce che rimase poi sua caratteristica. L'elemento luminoso acquistò importanza anche grazie alla parentesi del servizio militare in Algeria (1860-61), i cui paesaggi confermarono M. nell'esperienza colorista. Rientrato a Parigi nel 1862, si allontanò sempre più dalle tendenze letterarie della pittura romantica. Entrato nello studio di Gleyre, avviò un sodalizio umano e artistico con Sisley, Renoir e Bazille, che condivisero la sua passione per lo studio en plein air, l'ammirazione per la pittura paesista e realista. Nel 1863, affascinato da Le déjeuner sur l'herbe di Manet esposto al Salon des réfusés, M. progettò di realizzare un'opera simile: secondo il gusto delle tele ampie che aveva tratto da Courbet, concepì però un'idea troppo estesa per essere dipinta interamente all'aperto, com'era ormai costume del pittore e del suo gruppo, ma che doveva risultare da una composizione di studi eseguiti in tal modo. Purtroppo però il lavoro non fu ultimato e, rovinato dall'umidità, subì una serie di tagli da parte dell'artista stesso, che cercò di salvarlo almeno in parte, ottenendo Colazione sull'erba (1866, Parigi, Gare d'Orsay). Resta un bozzetto del progetto originario (Mosca, Museo Puškin) che testimonia l'alto livello della composizione e la straordinaria abilità nel disegno, caratteristica di tutta la produzione di M. Nel 1865 espose al Salon due paesaggi della Senna a Honfleur, e già nel 1866 con Camille, Donna vestita di verde e Donne in giardino mostrò il suo interesse per gli effetti della luce solare, per i colori, squillanti e chiari, alieno da ogni forma di narrazione, di magniloquenza o di impegno sociale. M. si orientò in modo sempre più esclusivo al paesaggismo, collezionando per la sua originalità incompresa una serie di rifiuti al Salon fra il 1867 e il 1869. Quelli furono, però, anche gli anni in cui si strinsero i rapporti con Manet e Renoir, in cui si operò definitivamente lo schiarimento della sua tavolozza, si affinò la sua capacità di resa di effetti di atmosfera e luminosità da cui sortirono nature morte, marine, variazioni sullo studio dei riflessi, come in: La gazza, La Senna a Bougival, Il fiume, La grenouillère, Terrazza sul mare a Saint Adresse, La plage à Saint Adresse. Nel 1870, a causa della guerra franco-prussiana, M. emigrò in Inghilterra e si recò anche in Olanda, dove ebbe modo di conoscere le opere dei paesaggisti inglesi, Turner, Constable e Whistler, che più di tutti lo influenzò. Rientrato in Francia, M. si stabilì ad Argenteuil, dando inizio ad una serie di studi sulla Senna, sui riflessi della luce sull'acqua e sulle foglie, cui si deve, fra l'altro, il celeberrimo quadro Impressione: levar del sole (1872, ma esposto 1874). A partire da esso un critico applicò, in chiave ironica, il termine "impressionisti" a M. e ai suoi amici, ma tale definizione fu provocatoriamente assunta dal gruppo di pittori a significare la propria lontananza da una pittura piattamente realistica, la ricerca di una resa lirica dei paesaggi attraverso la percezione della loro luminosità. La produzione di M. in quel periodo fu cospicua: Argenteuil (1874-75), Stazione di Saint Lazare (1876), Vathéuil (1878-81). Dopo anni di incomprensione da parte del pubblico, cominciarono i successi anche in campo internazionale, mentre, dopo alcuni viaggi lungo le coste del Mediterraneo e in Italia, M. si stabilì nel 1883 a Giverny. Fu il periodo di altre "serie", in cui, rincorrendo l'impressione istantanea, l'artista dipinse il medesimo soggetto più e più volte nelle diverse ore del giorno e nelle diverse stagioni: vera protagonista era infatti la luce, mentre l'oggetto o il paesaggio ritratto non era che un pretesto sempre più tenue, che si dissolveva nel gioco coloristico. Del 1891 è la serie dei Covoni, nel 1892 M. ritrasse 40 volte la facciata della Cattedrale di Rouen, seguirono i Pioppi e infine le celebri Ninfee, dipinte in più fasi tra il 1890 e il 1920; in esse M. raggiunse il massimo della propria astrazione lirica con Stagno delle ninfee. Negli ultimi anni, ormai affermato, M. viaggiò molto (in Olanda, in Inghilterra, in Norvegia) e, pur continuando a dipingere, fu colpito da un progressivo indebolirsi della vista: ricordiamo tra le ultime realizzazioni la serie dedicata a Venezia (1908-09) (Parigi 1840 - Giverny 1926).
Claude Monet: “Il sole che sorge”